Orologio biologico nella vulnerabilità alla depressione

 

 

GIOVANNA REZZONI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 13 giugno 2020.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Anche se nella routine della clinica psichiatrica si continua a considerare i disturbi del sonno nella depressione, come l’insonnia accompagnata a torpore diurno, quali conseguenze dell’alterata regolazione dei sistemi dello stress, tipica degli stati ansiosi che precedono e accompagnano la maggior parte dei disturbi depressivi, è noto da oltre un ventennio che il rapporto fra depressione e regolazione circadiana è molto più complesso e interessante.

Si ricorda che la stupefacente regolazione delle funzioni ormonali, nervose e comportamentali secondo una periodicità ciclica nelle 24 ore, corrispondente ai ritmi giorno/notte di alternanza della luce o ritmi circadiani (dal latino circa dies = quasi un giorno), è regolata da un orologio principale sito nel nucleo soprachiasmatico dell’ipotalamo, al quale fanno riferimento gli orologi periferici presenti in ogni cellula. L’orologio biologico principale funziona come un oscillatore il cui meccanismo molecolare è controllato da due fattori di trascrizione principali: CLOCK e PER. L’attività del primo è elevata durante il giorno, quella del secondo durante la notte. CLOCK e PER agiscono ciascuno sui livelli di mRNA dell’altro generando il ritmo. Le oscillazioni di questi geni possono essere resettate dalla luce[1].

Già dopo l’identificazione delle funzioni della proteina CLOCK, regolatrice di tutte le attività diurne, dall’attenzione alla locomozione, si ipotizzò un ruolo del gene CLOCK nei disturbi di eccitazione maniacale.

Nel 2007 Roybal e colleghi dell’Università del Texas a Dallas scoprirono che il deficit di attività di CLOCK causava un comportamento di iperattività simile a quello delle “crisi di mania”, efficacemente ridotto da 10 giorni di trattamento con carbonato di litio, e associato ad altre alterazioni tipiche del disturbo da eccitazione umano, comprese quelle dell’area tegmentale ventrale (VTA) che facilitano la compulsione edonica[2]. Questo studio dimostrava per la prima volta in modo inconfutabile un rapporto fra squilibri dell’umore e ritmi circadiani, evidenziando anche che la mutazione nel gene che codifica la proteina CLOCK non conduce all’oscillazione bipolare, suggerendo che lo sviluppo della reazione depressiva richieda altri specifici elementi.

Da allora gli studi si sono moltiplicati – molti da noi recensiti o discussi su questo sito – e sono state fornite varie tracce di possibili rapporti molecolari fra regolazione circadiana e disturbi depressivi, ma ancora molto si dovrà indagare in questo campo per definire rapporti precisi e individuare attori molecolari ancora sconosciuti. A parte l’interesse neurobiologico generale per la scoperta di nuovi meccanismi alla base della fisiologia cerebrale, l’individuazione di nuovi meccanismi patogenetici dello stato fisiopatologico depressivo, diversi da quelli già noti, potrebbe indicare strategie alternative a quelle adoperate attualmente nella terapia dei disturbi caratterizzati da basso tono dell’umore, rallentamento ideo-motorio, perdita di iniziativa, interessi e motivazione.

La più recente acquisizione a noi nota in questo campo è caratterizzata dalla scoperta di una nuova via di connessione cerebrale implicata nell’effetto paradosso dell’esposizione alla luce durante la notte. Come è noto, la luce solare ha effetto antidepressivo, e su questo principio si basa il trattamento mediante sedute di esposizione a luce intensa (bright-light therapy o BLT) della sindrome denominata Disturbo affettivo stagionale e caratterizzata dalla comparsa dei sintomi della depressione nel periodo dell’anno in cui l’illuminazione solare durante il giorno è ridotta. Eppure, l’esposizione alla luce durante la notte causa manifestazioni depressive nell’animale ed è associata allo sviluppo di depressione nell’uomo. Kai An, Tian Xue e colleghi hanno cercato le ragioni di questo effetto paradossale e le hanno trovate in una specifica via nervosa subcorticale che prende origine dalla retina ed è strettamente regolata da un ritmo circadiano. Le fibre di questa nuova via vanno da un nucleo dell’abenula (dpHb) al nucleo accumbens e presentano un’elevata e specifica eccitabilità alla luce durante la notte: quando attivate dagli stimoli luminosi generano comportamento simil-depressivo[3]. Da questo studio si deduce che tale via media una sorta di “segnale di errore”, costituito dalla luce quando si dovrebbe dormire, e genera una riduzione di attività funzionale che ricorda la depressione.

In precedenza, l’attenzione sul nucleo accumbens (NAc), considerato anche un’importante stazione del circuito dopaminergico mesencefalico a ricompensa che ha il suo fulcro nell’area tegmentale ventrale (VTA), è stata attratta particolarmente dallo studio post-mortem del cervello di pazienti depressi, il cui NAc mostrava alterazione dei ritmi circadiani, così come accade nei topi stressati che presentano un comportamento simil-depressivo (helpless).

David K. Welsh, con Alessandra Porcu, Megan Vaughan e colleghi, ha identificato un meccanismo che, compromettendo la normale attivazione diurna dei neuroni del NAc, porta all’abbandono scoraggiato equivalente allo stato depressivo. In particolare, i più alti livelli della proteina nucleare dell’orologio circadiano CRYPTOCHROME nel NAc possono bloccare l’attivazione dei recettori D1 della dopamina durante la fase notturna attiva dei topi, in tal modo precludendo la normale funzione diurna delle cellule nervose di questo nucleo, che contribuisce allo stato fisiologico caratterizzato da motivazione e iniziativa.

(Porcu A., et al. Vulnerability to helpless behavior is regulated by the circadian clock component CRYPTOCHROME in the mouse nucleus accumbens. Proceedings of the National Academy of Sciences USA – Epub ahead of print doi: 10.1073/pnas.2000258117, 2020).

La provenienza degli autori è la seguente: Department of Psychiatry, Center for Circadian Biology, University of California San Diego, La Jolla, CA (USA); Research Service Veterans Affairs, San Diego Healthcare System, San Diego, La Jolla, CA (USA); Department of Molecular Medicine, Scripps Research, La Jolla, California (USA).

Prendendo le mosse dall’alterazione dei ritmi circadiani nel nucleo accumbens (NAc) dei pazienti depressi, gli autori dello studio hanno ipotizzato che la normale regolazione dei processi cerebrali alla base del tono dell’umore richieda specifiche temporizzazioni in questo nucleo del sistema a ricompensa, e che i disturbi psicopatologici caratterizzati da alterazioni dell’umore siano associati ad alterazione dell’orologio circadiano cellulare dei neuroni del NAc.

I ricercatori hanno studiato in modelli murini di depressione indotta da stress il sistema dei neuroni del NAc. La funzione dell’orologio circadiano cellulare era significativamente alterata e, durante la notte, si registrava un’elevata espressione del componente essenziale dell’orologio circadiano CRYPTOCHROME (CRY). Nel NAc dei topi helpless – considerati omologhi dei pazienti depressi – Porcu e colleghi hanno rilevato che alle più alte espressioni di CRY è associata una ridotta attivazione dei neuroni spinosi medi esprimenti il recettore per la dopamina D1 (D1R-MSN).

Per verificare il reale ruolo di CRY in questi neuroni del NAc, i ricercatori hanno realizzato esperimenti con specifici modelli knockdown per CRY nelle cellule D1R-MSN. In tali modelli diventava molto difficile indurre, mediante stress cronico, lo stato helpless corrispondente alle manifestazioni cliniche delle sindromi depressive, così come l’aumentata attivazione del NAc durante la notte, caratteristica anche questa della depressione umana e dei modelli murini. Tali risultati evidenziavano la mediazione o almeno la partecipazione al processo di mediazione necessario all’espressione comportamentale degli effetti di logorio psichico.

Lo studio molecolare ha consentito al team californiano di rilevare che CRY inibisce l’attivazione della proteina G indotta da D1R, con ogni probabilità interagendo con la proteina Gs.

Interessante il paragone effettuato con cellule provenienti da pazienti affetti da Disturbo depressivo maggiore: nei fibroblasti di questi volontari sono state rilevate alterazioni sia dei ritmi circadiani sia dell’espressione di CRY.

Tutto quanto emerso da questo studio rivela un ruolo causale di CRY nella regolazione del sistema dopaminergico cerebrale e fornisce un meccanismo di collegamento tra l’orologio circadiano del NAc e la vulnerabilità alla depressione.

 

L’autrice della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza, e invita alla lettura delle recensioni di studi di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanna Rezzoni

BM&L-13 giugno 2020

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Note e Notizie 01-03-14 Come la luce riprogramma i ritmi circadiani metilando il DNA.

[2] Note e Notizie 12-05-07 Il gene CLOCK lega mania e disturbi circadiani.

[3] Note e Notizie 06-06-20 Il rapporto fra luce e depressione in una nuova via cerebrale. Si consiglia la lettura di questo articolo anche per i riferimenti ad altri interessanti studi connessi al rapporto fra luce e cervello.